…e il titolo va in fondo…

…e il titolo va in fondo…

“Da qualche ora, stava seduto al suo tavolino del bistrot. La gente si sgranava entrando allegramente, mentre fuori una fitta pioggerellina scendeva in forma nebbiosa. Antoine li osservava, quasi divertito: partecipava del loro scrollarsi i pensieri della giornata, del loro assaporare, del loro bere. Fuori, qualche povero chiedeva spiccioli per mettere insieme un panino o due da mettere tra i denti superstiti. C’era chi passava indifferente, chi neppure si accorgeva, ma c’era chi si fermava a voler condividere un pezzetto di cena.

Alzare la testa, per Antoine, significava cambiare il mondo, come un pittore che guarda il paesaggio per rafforzare l’immagine della tavolozza, affinché si avvicini il più possibile alla realtà, magari per aggiungere un messaggio di verità.

Da qualche ora, stava seduto al suo tavolino del bistrot. Lo conoscevano tutti: molti, per nome. Altrimenti, inequivocabilmente, veniva identificato come “Il Professore”. Infine, si alzò, vestì il soprabito, svuotò definitivamente nel piattino il vecchio portamonete. E si avviò nella sera, verso la notte, dipingendo il suo sorriso sulla tela nera…. …..definitivamente….

…Pochi giorni dopo, stessa ora, altro tavolo. Il suo posto abituale era occupato da una coppia di ragazze dedite al tedesco: una insegnava, l’altra apprendeva. Tedesco, lingua dura, mai gradita….ma questa giovane parlava in modo stranamente morbido, che forse ricordava più Goethe che Ratzinger, forse più Steiner che Hitler, certamente. Fluttuando dal tedesco al francese, sfuggiva qualche interlocuzione accidentale in inglese. Come tutti i sabato sera, la gente cominciava ad affluire. La porta aperta, lasciava finalmente respirare i suoi bronchi ed il cagnolino delle due ragazze. Loubna, poi Lamin passavano fra i tavoli: Marocco e Zambia consentivano di percepire la compattata multietnia della città. Al bancone, Masoum, assieme a Bob, preparava la cena: vegetariana. Antoine sapeva che non si sarebbe potuto fermare: se ne dispiaceva. Clima caldo, nella sera. E un pensiero quieto come un aquilone nel sereno: “Chissà perché i ragazzi del Senegal, del Marocco, del Ghana passano al Bistrot per vendere calze e fazzoletti, o raggranellare centesimi, ma solo nel mattino?” Tra un refolo e l’altro di pensieri ed immagini, intanto, pacatamente ebbro della sbornia del sabato all'”Au Soleil”, Francois se n’era appena andato. Leggeri interrogativi, a specchio dei grandi problemi esistenziali. Antoine li stava fronteggiando nel fine settimana. Anche il cuscino era diventato duro come il grosso e brunito metallo della sedia intonata in Mi. Meglio alzarsi, appoggiare la borsa a casa, sbrigare ultime cose e andare a mangiare falafel, più tardi, dagli amici Kashmiro-Pakistani.

                      Alois Walden Grassani

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