CHIUDERE I LAGER LIBICI

CHIUDERE I LAGER
LIBICI

L’incapacità europea ad affrontare l’ultima ondata di migranti ha prodotto una vera mostruosità cui va messa immediatamente fine.

Politiche di militarizzazione del Mediterraneo e respingimenti contro ogni diritto internazionale hanno eletto la Libia come frontiera meridionale dell’Europa e luogo di contenzione del fenomeno migratorio.

La Libia dei nostri giorni è un non stato, uno stato fallito, con più pretesi governi in conflitto tra loro, preda di bande armate di inaudita crudeltà.

La Libia non ha mai riconosciuta la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951.

Innumerevoli rapporti e inchieste segnalano che i vertici del traffico di esseri umani vanno cercati nelle bande libiche e persino nelle alte sfere dell’attuale governo di Tripoli.

Le stesse inchieste e gli stessi rapporti descrivono la realtà dei campi di raccolta dei migranti in quel paese come luoghi di indicibile orrore dove è quotidiana la tortura, l’assassinio, lo stupro, la costrizione al lavoro schiavo, l’estorsione.

 

Questi lager del terzo millennio vanno immediatamente chiusi grazie ad un’azione coordinata dalle Nazioni Unite  che veda protagonista la comunità internazionale nell’intento di sottrarre al loro crudele destino le tante persone ivi detenute.

Gran parte di questa umanità sofferente chiede di poter tornare nei propri paesi d’origine e va aiutata a farlo.

Quanti invece ritengono di aver diritto allo status di rifugiato in Europa vanno immediatamente trasferiti, grazie ad appositi accordi diplomatici, in paesi limitrofi alla Libia che garantiscano il rispetto dei loro diritti e la loro sicurezza nel mentre le loro domande d’asilo vengono esaminate.

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