A proposito dell’autobus in fiamme

Quello che è accaduto nei giorni scorsi  a Milano è gravissimo. Bene hanno fatto le comunità senegalesi presenti nel nostro paese a prendere posizione e a condannare senza appello l’operato del loro connazionale resosi responsabile del sequestro di decine di ragazzini e della loro possibile strage. Chi conosce il Senegal e la sua gente sa bene come terrorismo e violenza siano estranei al dna culturale di quel popolo. L’operato di Ousseynou Sy, l’autista dello scuolabus, il suo giustificarsi invocando la strage dei migranti, è frutto della sua mente contorta e malata. La sua è responsabilità individuale, non riconducibile a altri come in queste ore la solita canea razzista e xenofoba strepita.
Quello che spaventa è che l’azione di Sy mi sembra essere esattamente l’altra faccia della medaglia di un altro lupo solitario, quel Luca Traini che in nome della lotta agli invasori africani mise su la sua personale strage. Menti malate esaltate dal clima di odio e di paura crescente nel nostro paese. Episodi come questi possono ripetersi se non mettiamo fine al tifo da stadio, alle demagogie squallide, all’incitazione alla guerra tra poveri, che circondano problemi che meritano di essere affrontati con serietà. Immigrazione, crisi africane, convivenza tra diversi.
Questi temi raccontano l’infinita violenza, il terrore quotidiano, che interi popoli sono costretti a respirare nella loro quotidianità. E da secoli. C’è un continente intero che da secoli è massacrato in ogni modo. E’ stato costretto alla schiavitù. Soggetto alla predazione coloniale e lo è ancora oggi. I morti provocati da questo orrore si calcolano in decine, forse centinaia di milioni. Innanzitutto donne e bambini, vittime che se nostre ci fanno inorridire. Da tempo immemorabile in Africa si muore di fame, la più atroce e lenta delle morti, a causa di una miseria voluta e tirannicamente propagata. Da secoli, milioni di innocenti, soprattutto donne e bambini, muoiono sotto il ferro delle nostre guerre di predazione. L’Africa è l’emblema della più grande e orrenda delle ingiustizie che il nostro mondo, la cosiddetta nostra civiltà, ha prodotto. Non l’unica. Basti ricordare il genocidio che abbiamo operato dei popoli delle Americhe. Sterminati.
A questo destino -che destino non è, ma piuttosto crudeltà del potere d’occidente e dei suoi interessi- la gente africana ha tentato e tenta di sottrarsi in ogni modo. La sua società civile, gli eroi di mille battaglie di libertà e indipendenza, sono stati più volte massacrati.
Sistematicamente.
Fuggire, emigrare, è oramai l’unica disperata e illusoria risorsa, la sola fragile speranza per milioni di giovani africani che volentieri resterebbero a casa loro, se ancora avessero una casa loro.
Sia chiaro a tutti, una volta per tutte. Gli africani non chiedono accoglienza. L’Africa non vuole trasferirsi a casa nostra. L’Africa e gli africani vogliono giustizia. E vivere a casa loro. Vogliono viaggiare e cercare nuove opportunità come facciamo tutti noi, ma a partire da un continente a loro restituito.
Raccontare ai nostri poveri, alla nostra povera gente, immiserita da elites incapaci e ladrone, che il grande nemico siano gli immigrati è semplicemente criminale. Promuovere la guerra tra poveri, mettere contro i bisogni di poveri contro i bisogni di altri poveri, è l’arte infame di chi distrugge insieme la quotidianità dei migranti e quella dei nostri disperati pur di continuare a mantenere vivi i propri privilegi e le proprie ruberie. Clandestinizzare i migranti, mettere in crisi i meccanismi di accoglienza e integrazione, è follia sociale suicida. Chi lo fa,  porta sulla coscienza la crescente violenza e l’odio, le vittime di oggi, quelle possibili del futuro.

Fermiamoli!

 

Silvestro Montanaro – Rif.: Raiawadunia

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