M’illumino d’Immenso

M’illumino
d’immenso

Ne parlammo sul taglio del sorriso di Gaio Fratini
Lui credeva che io scherzassi. Forse.
Ma in realtà eravamo nel taglio del mattino.
Nel taglio delle labbra di Ungaretti.

Ungaretti stava a cavallo fra la notte e il mattino.
Sorgeva il sole.
Puntuale, antico, giovane soldato, il Sole, così come il Giuseppe, che anche lui è stato giovane e non sempre come lo hanno visto televisivamente le persone. Perché, quando era giovane, la televisione non c’era.  E quando i più conobbero il Poeta, questi ruggiva i versi dell’Odissea, presentandola agli spettatori, nei tempi del bianco e nero.

Gaio. Forse Gaio credeva che scherzassi. Forse.
Dimmi una poesia di Ungaretti
Eppure sapeva che venivo dalla meditazione del mattino, di migliaia di mattini.
E quindi potevo ben sapere che cosa provò Ungaretti.
Il Poeta, giovane soldato, se ne stava lì ad aspettare. Non dormiva più, ma ancora dormiva.
Fermo, silenzioso.
Improvviso, si illumina. Si illumina d’immenso.
Non del Sole, bensì d’Immenso.

Il Poeta (lo dice la parola stessa)
è Uomo del vero Fare.
Vede prima la vita,
la vede nascere.
E la sente palpitare.

E l’Immenso, messaggero dell’Infinito, Gemma di Vita
viene espresso attraverso il Poeta, con quattro parole,
che poi sono solamente due: come le prime due cellule
della vita -nella morula di 64 cellule- che inizia a manifestarsi.

Due righe.
Un settenario.
Nessuna rima.
Nessun obolo a regole.

La perfezione è silenziosa.
La perfezione è silenzio.

Se possibile, questo è un bonsai haiku

Fa impallidire le 17 sillabe canoniche
dell’haiku giapponese.

Infatti, osserviamo il logorroico Basho (1644-1694):

 

Quando guardo attentamente presso la siepe, 
vedo il nazuna in fiore !

 

Alois Walden Grassani

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