CICLISMO BANDIERA NERA

CICLISMO BANDIERA NERA

Ciclismo:
Mesi travagliati.

Da poche settimane ci aveva lasciato l’indimenticato Felice Gimondi, un vero Signore della due ruote. Il ragazzo fece innamorare italiani e francesi, per il suo stile cristallino, la semplicità sui pedali e del dopo gara. Al suo primo Tour (1965), a 23 anni, si mise la maglia gialla in terza frazione e non la  lasciò più.
Altro che “eterno secondo”! Qualcuno lo definirà poi così per la lunga e durissima sfida con Eddy Merckx ed i tanti piazzamenti alle sue spalle. In realtà, fu l’unico a resistere alla vena vorace di Merckx; fu secondo in assoluto – dopo Anquetil – a completare la Tripla Corona nei Grandi Giri, campione del Mondo nel 1973 a Barcellona, padrone del pavé di Roubaix e delle insidie della Sanremo. Gianni Brera ne descrisse le imprese, coniando i soprannomi Felix de Mondi e Nuvola Rossa. Cominciò molto prima e finì molto dopo Merckx. E lo vinse anche.

Ora -poco dopo la morte del campione bergamasco- veniamo a sapere che il “cannibale” Eddy Merckx (che fece soffrire il nostro Felice, pur diventando poi grandi amici, tutti e due sportivi e uomini intelligenti) sta meglio, dopo la caduta dalla bicicletta (a spasso con amici…). Ha lasciato l’unità di terapia intensiva, ma è rimasto per qualche tempo in ospedale. Preoccupano anche le sue vicissitudini al cuore, essendo da anni portatore di by pass. E bisogna dire che -tanti anni fa- dello stesso Merckx ci parlò un medico belga, dicendoci che Eddy aveva trovato un rafforzante naturale, oggi divenuto popolare: il ginseng. Non una droga capace di inventare un campione, ma di aiutarlo. E -probabilmente- anche di affaticare il suo cuore, oggi particolarmente stanco.

E’ di pochi giorni fa, la dipartita di Raymond Poulidor, infelice e -lui sì, davvero- eterno secondo.
83 anni, l’ex ciclista francese è rimasto noto per un bizzarro primato: è arrivato molte volte alle spalle del grande rivale Jacques Anquetil, ma anche -in tempi successivi- dietro Gimondi e Merckx. Poulidor fu un forte scalatore, non vinse mai il Tour de France e non indossò nemmeno per un giorno la maglia gialla. Però, detiene un altro, notevole record: quello di essere finito più volte sul podio finale del Tour. Per otto volte, tra il 1962 e il 1976, nella lunga e faticosa carriera, la sua generosità è stata premiata con un secondo e un terzo posto finale…
Per non parlare del primato della longevità sportiva:  nel 1976, a 40 anni compiuti, è arrivato terzo nella classifica generale della Grande Boucle, per la terza ed ultima volta.
Vinse una Vuelta di Spagna, una Freccia Vallone e una Milano-Sanremo, oltre a 7 tappe al Tour de France. Divenne comunque molto popolare e ammirato dai tifosi: faticatore, con un modo “antico” di correre, in vera antitesi di Jacques Anquetil, calcolatore -non per niente, re del cronometro- moderno, elegante, seduttore e fumatore. Da noi Coppi e Bartali, poi una sequela di rivalità frazionate. In Francia, Anquetil e Poulidor. 

Adieu Raymond, Felice, Jacques!

Ma ciò che rattrista ancor di più -se è possibile stilare una classifica- è la notizia pervenuta dal Piccolo Giro di Lombardia: il 6 di Ottobre, incidente auto contro bicicletta,  quella del diciannovenne olandese Edo Maas che viene ferito gravemente; immediatamente ospedalizzato, subisce lunghi interventi chirurgici. Ora si teme per il suo futuro, che i medici predicono da paraplegico. Subito l’augurio di tutta la redazione è che in lui si scateni il Guerriero, che lo riporti a camminare e a pedalare: la volontà è più forte anche dei più terribili incidenti di percorso. Forza EDO ! 

Ultim’ora:
Mentre stiamo per andare online, oggi 22 Novembre 2019, veniamo a sapere che il CiclismoDonne non ci fa mancare una notizia di cui avremmo fatto volentieri a meno.
Letizia Paternoster è stata travolta da un’auto questa mattina a Riva del Garda mentre stava in sella alla sua bicicletta da corsa. Ha riportato la frattura – fortunatamente “composta”senza necessità di intervento chirurgico- dello scafoide e ha picchiato il volto rompendosi un dente.
Letizia ha venti anni ed è pluri-medagliata nelle fila giovanili, sino a livello mondiale.

A Moncalieri (Torino) la 32enne Bussi, detentrice del record femminile dell’ora, è stata investita da un’auto ed è stata poi ricoverata per una sospetta frattura della clavicola sinistra. L’investitore ha prestato subito i primi soccorsi. si è fermato a soccorrerla. Bussi detiene il record dell’ora femminile – 48,007 chilometri – stabilito il 13 settembre 2018 ad Aguascalientes, in Messico. Nel 2019 è stata convocata in Nazionale per le prove a cronometro dei campionati europei di Alkmaar e dei campionati del mondo nello Yorkshire.

Auguri solidali a Edo Maas, Letizia Paternoster e Vittoria Bussi. E speriamo che smetta di sventolare questa bandiera della peste, agitata sulle file del ciclismo, antico e attuale. Soprattutto: venga rafforzata ogni possibile misura di sicurezza per cicliste e ciclisti, sia dilettanti, sia di professione.

Redazionale

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