Come detto, negli anni ’70 vi fu un crollo delle vendite di zucchero e carne, che si può quantificare: circa un 30%. Se pensiamo che un cambio d’attenzione da parte del pubblico, pari al 5%, è sufficiente per creare un corrispondente cambio di produzione e di offerta, si può ben capire che molto cambiò -esattamente in quel periodo- nelle abitudini alimentari e produttive italiane. Cominciavano a comparire le prime produzioni di zucchero di canna. Spuntavano le prime bustine di zucchero scuro, nei bar del centro città.
Ma va anche detto che tutto questo non bastò a creare un effettivo, efficace, duraturo risultato. L’industria alimentare studiò nuove vie, tecniche, adattamenti che andremo a rivedere.
Ciò che conta in questa sede è che OGGI lo zucchero bianco (della carne parleremo in altro momento) ha ben rialzato la testa e si è riproposto in vari modi pubblicitari, con varie proposte sul mercato, appoggiandosi a compiacenti medici e nutrizionisti. La cosa NON deve meravigliare: era già accaduta in Inghilterra ed in America. Le grandi aziende hanno lavorato sodo per riconquistare le perdute fette di vendita. Alcune hanno trasformato se stesse, proponendosi con nuove vesti e nuovi allettamenti. Le televisioni hanno appoggiato tali operazioni, il grande pubblico ha in gran parte abboccato.
Così, oggi, ancora oggi, è diventato indispensabile ripartire quasi dall’ABC.
Senza timore alcuno, possiamo e dobbiamo perciò riaffermare che lo zucchero bianco -anche se lo titolano con i più diversi aggettivi- è un autentico veleno!
In attesa del grande lavoro italiano e -prima ancora- del prof. Yudkin, presidente dell’Associazione Nutrizionista Britannica, già nel 1957 il dott. William Coda Martin aveva classificato lo zucchero raffinato come veleno, poiché privato delle sue forze vitali, vitamine e minerali. “Quello che resta nei processi di produzione e raffinazione, consiste di carboidrati puri, raffinati. Il corpo non può utilizzare questi amidi e carboidrati raffinati, a meno che le proteine, vitamine e minerali eliminati non siano presenti. La Natura fornisce questi elementi a ciascuna pianta in quantità sufficienti a metabolizzare i carboidrati della pianta stessa”.
Il metabolismo incompleto dei carboidrati sfocia nella formazione di “metabolita tossico” quale l’acido piruvico, nonché di zuccheri di derivazione industriale, inesistenti in natura. E siamo nel campo della chimica inorganica. L’acido piruvico si accumula nel cervello e nel sistema nervoso, mentre tali zuccheri si sedimentano interno dei globuli rossi. Diversi scienziati definiscono tali zuccheri “falsi” e li denominano come metaboliti tossici; essi interferiscono con la respirazione delle cellule le quali non possono ottenere sufficiente ossigeno per sopravvivere e funzionare normalmente.
Come scritto nella prima parte di questa serie di articoli, durante la raffinazione, lo zucchero di barbabietola (zucchero da cucina, recentemente detto anche “italiano”, come se questo bastasse a qualificarlo come superiore, mentre rimane una derivazione industriale INESISTENTE IN NATURA), viene sostanzialmente privato di sali minerali, amminoacidi e vitamine (in particolare il gruppoB),. Nel momento in cui -con tutte le sue “calorie nude”, private delle suddette sostanze- lo zucchero è ingerito dall’organismo umano, gli richiede esattamente ciò di cui è stato privato: in particolare sali minerali, vitamine.
In tale modo, indebolisce e impoverisce le ossa, i denti, i muscoli, ostacolando o pervertendo anche altre funzioni, incluse quelle cerebrali e quelle digestive.