SPIAGGIARSI

SPIAGGIARSI

Londra

Le balene non hanno il buon gusto di morire nell’oceano, loro cimitero naturale, ma hanno invece deciso di far risuonare un allarme, nel cuore di Londra. La seconda in pochi mesi ha concluso la sua vita su una riva del Tamigi. Ha finito i suoi titanici ed antichi respiri sotto un ponte, come avviene per i derelitti senza più casa, privi di affetti e denaro. Non si tratta di un grande esemplare, bensì di un giovane balenottero: la cosa tocca ancor più il cuore, come quando un piccolo migrante viene a morire sulle spiagge, approdi della speranza. In realtà, sia il bimbo, sia il balenottero sono venuti a sventolare la bandiera della disperazione, per un mondo che velocemente lancia e riceve segnali e con facilità predice LA Catastrofe. L’autorità portuale di Londra ha provveduto alla rimozione e all’autopsia della carcassa. 

Capodogli nel Mondo

 L’evento di Londra non è stato il primo e -purtroppo- promette di non essere l’ultimo nella storia dei grandi Oceani e dei piccoli Mari. Capodogli intrappolati nelle reti da pesca perse o abbandonate, con stomaci pieni di decine di chili di plastica. Questo è il cliché di questi anni: da Capo Milazzo a Cefalù, alla Sardegna. Carmelo Isgrò, biologo dell’Università di Messina, ha girato un video proprio a Cefalù.

Si trattava di un giovane capodoglio di sette anni, hanno spiegato da Greenpeace. Sono cinque i capodogli spiaggiati recentemente sulle coste italiane. Nello stomaco di un cetaceo femmina -gravida- ritrovata  in Sardegna -Porto Cervo- c’erano 22 kg di plastica: piatti, buste e lunghissimi grovigli di lenze, bustoni di plastica sfilacciati. Ma non è -purtroppo- un’esclusiva italiana: da anni, eventi simili si verificano a vasto raggio nel Mondo.

Uno per tutti: giovane capodoglio maschio trovato morto sulla spiaggia di un’isola scozzese. Aveva nello stomaco una “palla” di plastica da cento chilogrammi. I veterinari e soccorritori hanno trovato attrezzatura da pesca, buste, bicchieri, tubi, cinghie da imballaggio, reti, guanti e altro ancora. Quando hanno infilzato il coltello all’altezza della pancia del cetaceo per controllare il contenuto ed eseguire l’esame necroscopico, il suo addome è letteralmente esploso, facendo fuoriuscire oltre alle viscere anche il raccapricciante contenuto plastico. Parliamo delle  coste dell’isola scozzese di Harris. Purtroppo non è stato il primo e non sarà l’ultimo cetaceo ucciso dalla plastica, costantemente  gettata nei mari e negli oceani. A fine 2018, un giovane capodoglio di 10 metri è stato trovato morto in Indonesia con mille pezzi di plastica nello stomaco; alcuni mesi prima un altro maschio delle stesse dimensioni fu trovato in Spagna con 30 kg di plastica nell’apparato digerente, compreso un intero bidone della spazzatura. I capodogli mangiano rifiuti plastici, particolarmente i grandi sacchi di plastica rovinati e sbrindellati dal moto ondoso, poiché li scambiano con le loro prede naturali, i calamari. E parliamo infine di Ponza, Filippine, Germania, Indonesia, Uruguay… e quant’altri luoghi !!! Tredici capodogli sono stati trovati morti su una spiaggia della cittadina tedesca di Toenning. I loro stomaci erano pieni di rifiuti di plastica, ingeriti dai poveri animali in grandi quantità. Ad oggi, sono circa 700 le specie marine minacciate dalle tonnellate di rifiuti di plastica che ogni anno vengono riversate in mare: circa 8 milioni. Domanda semplice semplice: che stiamo aspettando per invertire la rotta della Rovina Planetaria?

Redazionale

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