Una specie trafugata e poi trascurata è quella delle api, creatura antica, sfruttata e ora in gravissimo pericolo: la rovina si estende -oggi e da tempo- a tutta la vita planetaria. La fine delle api significa la fine dell’amicizia fisiologica di fiori, piante, animali. E significa fine del cibo, anche per l’umano.
Da tempo se ne parla: morìa delle api (v.anche ZoomIN’), a causa di pesticidi, diserbanti, sostanze chimiche per favorire un rinnovo nutritivo del terreno: fantomatico e pericoloso per l’essere umano, come per i vermi del terreno, per le cinciallegre, i passeracei che vanno a cercare cibo (velenoso) per i figlioletti nidiacei. Non è un discorso da buonisti: i signori cattivisti si mettano l’animo in pace, poiché l’atteggiamento all’insegna de “il progresso non si ferma” è esattamente quello che sfrenatamente porta alla fine del pianeta. Non si tratta di capire se ciò accadrà, ma piuttosto di QUANDO ACCADRA’. Siamo ancora in tempo, nonostante tutto, ma senza rimandare di un solo giorno. Personalmente, da decenni dico che dobbiamo adoprarci, anche se la Terra ha già il suo indirizzo, ben stampigliato dalla avidità, dalla cattiveria, dalla stupidità e dalla -falsa- intelligenza dell’essere umano.
C’è una specie di api che ha resistito più di altre ai cambiamenti climatici e agli attacchi portati dall’uomo all’ambiente. E’ una specie che si trova in Italia, precisamente in Sicilia: è l’ape nera sicula (Apis mellifera siciliana).
In realtà è alloctona, diventata autoctona nel tempo: ha colonizzato la zona occidentale dell’isola. Questa piccola e operosa creatura, dall’addome molto scuro e una peluria giallastra, gode di una maggiore resistenza e -a differenza di molte sue simili, la cui vita è continuamente messa a rischio dal clima- può sopravvivere ai cambiamenti di temperatura ed eventi meteorologici.