Caffè verde e caffè nero
Intervista redazionale ad Alois Walden Grassani
Caffè verde, ovvero il caffè crudo e non ancora tostato, lasciato essiccare tradizionalmente al sole. Questi chicchi che mantengono il loro naturale colore verde-acido e conservano inalterati i caratteristici principi attivi. Abbiamo avuto in merito un colloquio con il fondatore e direttore di ZoomIN’, Alois Walden Grassani, da decenni studioso di nutrizione internazionale, particolarmente quella mediterranea, americana, europea, giapponese e indiana. In corsivo, particolarmente le sue spiegazioni.
La prima considerazione è che resta fermo il fatto che “si tratta di un elemento nervino. Impossibile quindi poterlo considerare -come spesso erroneamente avviene- un alimento vero e proprio. Non lo sono neppure il tè e la cioccolata, tutti elementi squisitamente nervini su cui vi è molto da dire”.
Dunque, contiene comunque caffeina, “che non viene inventata dalla tostatura, ovviamente”.
Tuttavia, molti considerano il caffè verde un integratore, particolarmente se si vuole perdere peso. “E questo è già un vero e proprio ossimoro, una contraddizione in termini: un integratore alimentare per perdere peso! Vero è che contiene principi attivi che stimolano il metabolismo nervoso, limitano quello gastrico, diminuiscono il senso della fame e limitano l’assorbimento nutrizionale. Dunque, è tutto ma non un integratore alimentare”.
Rispetto al caffè nero, quello verde ha un minore contenuto di caffeina. Risulta che tale caffeina venga assimilata in modo più lento e graduale rispetto alla caffeina presente nel caffè tostato. Ciò accade perché nei chicchi verdi questa sostanza è legata all’acido clorogenico, un composto antiossidante che mantiene la caffeina in circolo più a lungo. In pratica, con il caffè nero, la caffeina agisce in tempi rapidi, risvegliandoci dal torpore. Poi, l’effetto svanisce nel giro di qualche ora. Con il caffè verde, invece, la caffeina viene rilasciata gradualmente, a livello delle mucose gastriche, per poi rimanere più a lungo in circolo, con un effetto stimolante del metabolismo più prolungato e minori effetti collaterali. La caffeina presente nel caffè verde, tende ad aiutare anche la concentrazione mentale e la resistenza fisica, contrastando la stanchezza, proprio grazie al suo lento assorbimento e al rilascio prolungato.
E qui chiediamo nuovamente il parere e l’intervento di A.W.Grassani, rispetto a tali notizie derivate da varie fonti enciclopediche e del web.
“Effettivamente vi è qualcosa da precisare, riguardo alla caffeina. Questa è una sostanza che influisce sul sistema nervoso, in particolare sul cervelletto. Non dà un reale aiuto alla concentrazione, né un apporto di energia fisica. La sua è un’azione di intorpidimento del cervelletto, alzando la soglia della fatica e la sua sensazione. In pratica, l’organismo NON sente più la fatica così come la può fisiologicamente sostenere il fisico. Piuttosto, va oltre le sue effettive, naturali capacità. E una volta svanito tale effetto sulla soglia della fatica, l’organismo ritorna al suo naturale standard, avendo però un fisico affaticato ed il cervelletto intorpidito. E sente la necessità di una nuova dose di caffeina: in pratica, è un procedimento che si ripete anche più volte al giorno, creando di fatto una assuefazione. Il prodotto nervino (e vale anche per il tè ed il cioccolato, pur in modo diverso) provoca tutto questo. Alla fine, conta poco che sia caffè verde o caffè nero. Si tratta di diversi tipi di rilascio di caffeina. Ma sempre si tratta di caffeina. Nel caffè verde vi è un effetto di molto simile a quello del té”.