Oltre i luoghi…

Oltre i luoghi…

…è la logica prosecuzione di Altri Luoghi(Silverbook Produzioni-1992).  Questo fu un progetto espositivo quasi completamente mirato all’indagine degli spazi; si trattava, all’epoca, di un “naturale” riconoscersi in ciò che veniva considerato un ineluttabile procedere della fotografia.

La scelta dell’attuale progetto –Oltre i luoghi– ha radici profonde, quelle immerse in questi ultimi venticinque anni della società e della cultura fotografica: ci sono segnali che fanno pensare ad una trasmigrazione da una fotografia dei luoghi al suo parziale affrancamento, all’indebolimento delle dinamiche legate alla descrittività del mondo, diventato ormai insondabile, senza limiti definiti e definitivi.

Parte importante in questo cambiamento, l’hanno avuta diversi fattori: un pensiero maggiormente legato a cogliere l’essenza, una diversa collocazione mentale, un’evoluzione della percezione, uno slittamento progressivo verso una concezione indeterministica del tempo e dello spazio. In tutto ciò prevale il senso di fluidità, con la convinzione che il cambiamento sia l’unica cosa permanente e l’incertezza l’unica certezza (Bauman); siamo alla filosofia implicita [immagine: rhizomatic cloud], che fa venir meno l’idea di poter dire come stanno realmente le cose, con esattezza. La consuetudine di utilizzare grandi formati di ripresa, garanti di una grande ricchezza risolutiva, consentiva di portarsi “molto fieno in cascina”, un atteggiamento iscritto in una sorta di “passività attiva” dell’occhio meccanico, regime estetico di un’immagine come “scrittura muta” del mondo, elaborata poi in estenuanti considerazioni post produzione: alla “luce” delle cose riprese.

Alcuni hanno parlato di democraticità dello sguardo; Barilli, particolarmente legato alle poetiche “ecole du regard” parlava, non senza ironia, di attenzione alle “quisquilie”; poteva trattarsi a ragione di una sorta di relativismo diffuso.  Il semiologo direbbe che certamente si trattava solo di “effetto di realtà”, una messa in campo di una serie di strumenti linguistici e comunicativi atti a rafforzare l’idea di una rappresentazione distaccata e “oggettiva”.

…Tutte certezze… progressivamente dissolte; e questo descrivere, cristallizzando, non sarebbe più possibile, se non nei richiami malinconici ad un passato in stile decisamente calligrafico. Si è attuato un trasferimento probabilmente da una fotografia (che doveva risultare “trasparente” come se dietro non ci fosse l’operare del fotografo, “passiva” o “impassibile” appunto) ad una narrazione (perché sempre di narrazione si tratta),  in prima persona. Questo passo costringerebbe inevitabilmente a fare delle scelte, cancellando la “visione neutra”. Una visione che in origine faceva degli spazi deserti la propria cifra caratteristica, in cui l’abbondanza dell’extra umano stava ad indicare “simbolicamente” il non coinvolgimento dell’uomo stesso, se non come “figurina” retorica; una “passività flaubertiana” priva di esitazioni, lineare, simmetrica: ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa.

 

Silverbook Produzioni, Oltre i Luoghi, Lungofiume project operano in un’ottica che può definirsi di “Nuova documentazione” (http://silverbook-produzioni.tumblr.com/stetement), rimodulando un termine che raccogliesse, realizzasse, implementasseconcetti di indeterminatezza e discontinuità, simultaneità, a-focalità, modalità incongrue e inaspettate, uno scarto nei confronti della visione di un mondo che si presentava come il naturale svolgersi di un nastro continuo e ininterrotto.

Ma tutto ciò è solo una premessa.

Con Oltre i luoghi (2017), siamo di fronte ad uno spostamento di linguaggio, di una diversa prassi di lavoro.

Di un pensiero nuovo.

Piero Delucca

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