FARE IL MINISTRO

FARE IL
MINISTRO

Per chi pensasse che ricoprire un incarico ministeriale non richieda impegno, studio, scrupolo, spiego meglio l’iter che si cela dietro ogni provvedimento approvato dal governo. Prima di tutto gli uffici del ministero -su sollecitazione del ministro- scrivono la proposta che successivamente verrà vagliata dai più stretti collaboratori del ministro, (tutti a chiamata e nominati dallo stesso ministro con direttiva ad hoc all’indomani della nomina, legati a doppio filo alle sorti di chi li ha nominati, anche se dal popolo pagati), poi questa bozza viene inviata ad altri ministeri interessati e alle istituzioni interessate dello Stato, che allegano le proprie considerazioni; ogni relazione tecnica ha in sé valutazioni politiche. Il ministro competente e i suoi uffici raccolgono le relazioni “tecniche” e nella relazione che illustra il provvedimento, (perché ogni proposta di decreto o di legge ha una relazione che lo illustra, spiegando il perché e il per come), specifica perché, nonostante le valutazioni del documento x o y e quelle del documento q e z, decide di proporre quel decreto con quelle modalità!

Un esempio: sono stata ministro degli affari regionali e un mio compito era quello di verificare la costituzionalità delle leggi regionali; si può immaginare che, qualche giorno prima del consiglio dei ministri, mi ritrovassi sulla mia scrivania una catasta di leggi approvate dalle Regioni e concertate fra i ministeri con tanto di approvazione dei vari ministri e direttori dei diversi dicasteri, compreso il parere controfirmato del direttore del mio dipartimento!

Bene, me le leggevo tutte, sicura che qualcosa mi sarà sfuggito, ma mai su provvedimenti politicamente rilevanti per il partito che indegnamente ero a rappresentare. Infatti, la legge della regione Emilia Romagna, presidente La Forgia, confezionata in collaborazione con il ministro dell’istruzione, che concedeva finanziamenti pubblici alle scuole private purché sottoscrivessero di rispettare i parametri e quant’altro della scuola pubblica, l’ho bloccata! Insomma, mentre in Parlamento si battagliava per non far passare la legge che avrebbe assegnato fondi pubblici ai privati, in barba alla Costituzione, la già regione rossa si prodigava per fare da battistrada! Bene. Senza titubanza la sottoscritta ha chiamato il proprio direttore e gli ha fatto cambiare il parere degli affari regionali! Dovetti sostenere una bella pressione, ma non ho ceduto! Dopodiché, allora in Parlamento di comunisti ce n’erano ben pochi, (oggi nemmeno la puzza: strombazzano che erano inutili) e dunque la volontà della maggioranza degli italiani, lì rappresentata, ha approvato una legge che ancora oggi io giudico incostituzionale! Tutto questo popò, solo per aiutare i tifosi a diventare sportivi, per aiutare così i responsabili a non ingannare chi crede in loro e a pretendere sempre da loro di dire le cose come stanno, assumendosi le proprie responsabilità: solo così il gioco diventa divertente per tutti!

                  Katia Bellillo

                     già ministro degli Affari Regionali e ministro per le Pari Opportunità.

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