Aiutiamoli a casa loro… Sfruttiamoli in casa loro…

Aiutiamoli a casa loro...
Sfruttiamoli in casa loro...

La Repubblica democratica del Congo è il secondo paese più grande in Africa con 2,3 mln di km quadrati e circa 80 mln di abitanti, ma con un budget di soli 5 mld di dollari per il 2018. Praticamente niente da spendere per i propri abitanti.

Eppure questo paese ha riserve minerarie tali da farlo definire lo scandalo geologico del pianeta Terra.

 Rame, cobalto, zinco, argento, oro, stagno, cadmio, tungsteno, uranio, radio, germanio, petrolio. E poi materie prime rarissime, come coltan,  rutilio e tantalio. Di molte di queste, il Paese è tra i più grandi produttori mondiali. Eppure, gran parte della popolazione sopravvive con meno di due dollari al giorno.

Questa infinita ricchezza è la maledizione dei Congolesi. Per il loro controllo sono stati armati innumerevoli eserciti che sono stati protagonisti del massacro di più di 10 milioni di persone residenti nelle zone minerarie. Le risorse vengono strappate ai legittimi proprietari e lo stato di guerra perenne moltiplica la miseria. A questo orrore va aggiunta una corruzione endemica delle classi dirigenti e un codice minerario, varato nel 2002, a dir poco favorevole alle aziende interessate ai minerali congolesi. Le royalties previste, infatti, non superano quasi mai un miserabile 2%.

Ora il governo congolese ha deciso di portare queste royalties, per alcune materie prime, ad esempio il cobalto necessario alla futura produzione di macchine elettriche, al 10%. Inoltre si prevede un’ulteriore tassazione dei superprofitti eventuali derivanti da fluttuazioni verso l’alto dei prezzi nei mercati internazionali. Finora del boom dei prezzi del cobalto hanno fatto profitto solo le compagnie minerarie straniere che operano nella Repubblica Democratica del Congo.

“Il mercato sembra pensare che “il futuro del cobalto sia nelle mani di Glencore, Trafigura and Cmoc, multinazionali straniere che estraggono in Africa, ma non del Congo o di Gécamines”, ha detto Albert Yuma Mulimb, capo della compagnia mineraria nazionale. “E’ il momento di controllare legittimamente il mercato del cobalto perché è il nostro”.

Questa manovra permetterebbe rapidamente di incrementare il bilancio del paese, ma le grandi compagnie minerarie, che finora hanno fatto ciò che volevano, promettono una guerra senza quartiere al progetto governativo.

Scorrerà altro sangue nel martoriato Congo?

Silvestro Montanaro

Giornalista RAI

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Cobalto: vetture elettriche, coltan per  i cellulari.

Una ricchezza in Africa, ma non PER l’Africa.

Glencore – multinazionale anglo/svizzera con sede in Svizzera- è il gruppo guidato da Ivan Glasenberg, sudafricano laureato in Business, nella California del Sud. Solo poco tempo fa, assieme al fondo sovrano del Qatar, ha rilevato una quota di Rosneft, compagnia petrolifera di proprietà in maggioranza del governo russo, avente sede principale a Mosca, in prossimità del Cremlino. Ora Glencore si rafforza nel rame e nel cobalto (provenienza Congo), con un’operazione da 960 miliardi di dollari.

Il cobalto – assieme al litio – è impiegato nelle batterie dei veicoli elettrici. C’è un vertiginoso incremento di domanda da parte di varie case automobilistiche. Ciò ha portato ad un rialzo della sua valutazione pari al 75%, nell’ultimo anno.

Glencore è da due anni  proprietaria unica della maggior miniera di cobalto nel Congo, dove addirittura vi è la Federazione delle Imprese Straniere: questo la dice lunga, sul tipo di sfruttamento neo-colonialistico vigente da decenni: altro che preoccuparsi di “aiutarli a casa loro”. Precedente proprietario della miniera è Dan Gertler, magnate israeliano in odor di tangenti. E chi lo sospetta è il governo USA.

Coltan è invece l’indispensabile materia prima per la costruzione dei telefoni cellulari. Ma incrementa anche la sua presenza per le vetture elettriche.

Intanto si allunga la grigia ombra della Cina: si è assicurata un triennio di fornitura di cobalto, vale a dire 52.800 tonnellate, più di metà di quanto sia stato estratto l’anno scorso in tutte le miniere del mondo.

Il Sole24 ore riporta: “La raffinazione di cobalto è per oltre il 70% in mani cinesi, stima il Cru Group. Ma il primato nelle estrazioni minerarie è di Glencore (sia pure tallonata da China Molybdenum), che controlla due grandi miniere nella Repubblica democratica del Congo e conta di espandere la produzione da 39mila tonnellate quest’anno a 65mila il prossimo. Anche i costi sono comunque destinati a salire, a meno che gli svizzeri non riescano a strappare un trattamento di favore”.

Redazione ZoomIN’

5 Agosto 2018.

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