Il 2019 della politica internazionale: Brexit

Il 2019 della politica internazionale: Brexit

Come accade all’alba di tutti gli anni, il 2019 viene pensato e sentito come un anno chiave per la politica internazionale.
Sarà -ad esempio- l’anno in cui FORSE l’Unione europea perderà un pezzo importante, la Gran Bretagna. E’ anche l’anno in cui si rinnoverà il Parlamento europeo ed i suoi vertici. Si prepara a tutto questo in mezzo a critiche-tsunamiin un’Europa criticata dagli Stati che la compongono: critiche come non mai. Molte le elezioni, tutt’altro che scontate nel loro esito, nella confusione preponderante del pensiero di massa, pilotato -o no- dai sistemi politico-economici.

Brexit

Alle ore 23.00 (24 ora italiana) del 29 marzo, la Gran Bretagna non farà più parte dell’Unione europea, almeno secondo il famoso articolo 50 del trattato di Lisbona. Non sono però escludibili i colpi di scena, vale a dire un ripensamento
Un ultimo sondaggio  dà il 90% dei membri del partito laburista come sedentari in Europa, anche se non è del gruppo il loro leader, Jeremy Corbin.

Il 72% dei laburisti vorrebbe inoltre un secondo referendum.  Un’ipotesi che al momento non è poi così remota. La situazione è confusa, pasticciata: una simile possibilità non è da escludersi. Non di poco conto, è il fatto che il parlamento inglese deve ancora stabilire modi e termini per un’uscita decorosa del Regno Unito dall’Europa. Insomma, non si sa bene che cosa sarà il dopo-Brexit. Qualora non vi fosse un accordo interno, la situazione si farebbe  grave soprattutto per i britannici.

Si parla di un possibile posticipo della decisione finale. La prospettiva di un nuovo referendum potrebbe aprire nuovi sipari tecnico-politici. Non va dimenticato un particolare importante. La Corte di Giustizia Ue, all’inizio di dicembre si è espressa chiaramente, facendo scomparire quasi definitivamente il coperchio della pentola del diavolo: il Regno Unito può revocare unilateralmente la Brexit.

Redazionale

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