Canguro Arboricolo

CANGURO ARBORICOLO

Lo chiamano in modi diversi, ma questo capita spesso e capitava -sempre- in Australia, Guinea, Indonesia e non solo perché i bianchi e gli aborigeni non si sono mai intesi bene: le diverse versioni dei nomi fluttuano da un periodo all’altro, da una tribù all’altra.
E così abbiamo i canguri “dell’albero”, oppure “arboricoli”, per non parlare dei nomi dei naturalisti che scoprivano di volta in volta le varie specie. Lo chiamano anche Canguro Koala !
Tra la dozzina di specie esistenti di Dendrolagus (il genere cui questi canguri appartengono), la più grande è dedicata a un italiano, il naturalista genovese dell’Ottocento, Giacomo Doria, che  studiò approfonditamente la fauna di Papua Nuova Guinea. Già è buffo il nome generico di Canguro.

Mi sono imbattuto in questa storia, durante uno studio di Antropologia Culturale, dedicato soprattutto agli Aborigeni Australiani, seguendo gli studi di Margaret Mead. Lei era ancora in vita: morì infatti nel 1978, quando ormai avevo lasciato gli studi di scienze politiche e di musica, per dedicarmi ormai da anni a tempo pieno alla medicina orientale ed occidentale. Margaret Mead lasciò bellissimi libri e tracce che servirono ai suoi allievi e successori. In alcuni di essi, si narra che durante una delle spedizioni di James Cook , esploratore del ‘700, venne avvistato uno strano animale, mai visto prima, che si muoveva saltellando, poggiando sulle due zampe posteriori e… sulla coda. Quando gli esploratori videro la creatura, incuriositi chiesero agli aborigeni del luogo: “Come si chiama quella strana creatura?” Gli aborigeni risposero: “Kan-ga-roo”, battezzando così il marsupiale che tutti conosciamo come “canguro”. In realtà, ai curiosi esploratori era stato risposto “Non capisco”…

In Australia, Papua Nuova Guinea, Tasmania esistono i più strani animali di questa terra. In realtà, sono strani anche altri: gli elefanti, le giraffe, i suricati, i lemuri, il cobra che sputa il veleno, o il serpente coi sonagli. E mille altri! Ma a questi siamo ormai… abituati. Non altrettanto a quelli australiani, dell’Oceania. Questa è la volta del Canguro arboricolo. Al contrario dei “terricoli” non ha zampe posteriori esagerate.

Ha invece impressionanti artigli anteriori che gli consentono una buona presa sui rami. Ha una lunga coda che gli serve da bilanciere. La corta pelliccia castano rossastra fa da tappeto a due strisce dorate che preludono alla coda. Per chiudere il quadro: ventre chiaro e zampe gialle. E una simpatica faccia variabile dal bruno rossastro, grigiastro.
Si arrampica sugli alberi, dai quali poi si lancia a terra anche da grandi altezze. Agile sugli alberi, è invece goffo a terra.
E’ -manco a dirlo- un marsupiale: dalla sacca anteriore spunta un musetto ancor più simpatico di quanto qui descritto.

Cerealiano, vegetariano, fruttariano è praticamente un ruminante, con uno stomaco capace di sminuzzare, portare a fermentazione e digerire il menu della giornata.
Inutile aggiungere che è un animale in pericolo, per le sue carni e la sua pelliccia.
Anche qui, una riflessione: meglio darsi da fare per questo Pianeta, ancora in piena crisi e in pericolo.

Alois Walden Grassani

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