Spam

Siamo bombardati da centinaia di messaggi pubblicitari, di inviti a sottoscrivere. Riceviamo quotidianamente questi campanelli di richiamo: su cellulare, computer, in internet, grazie alle varie pubblicità e cookies.

Se una mail non arriva, molti si chiedono se non sia finita in SPAM. Ed effettivamente, se un messaggio non viene riconosciuto dal computer o dai mezzi di difesa installati, automaticamente e immediatamente il messaggio viene dirottato in un canale di sicurezza, ad evitare che possa -eventualmente- creare danni.
Quando un utente invia una grande quantità di messaggi in blocco o quasi tutti assieme, lui stesso dice di aver SPAMMATO.
Ma che cosa significa questa parola “SPAM”? Di una cosa si è certi: si tratta di un acronimo. Di QUALE acronimo… si è meno certi.

Anzitutto, li si può considerare come Short Pointless Annoying Messages (cell phone), oppure (meno esatto) Short Messaging Service Spam (sms spam)…

E’ comunque un messaggio pubblicitario non richiesto, inviato a un numero molto elevato di utenti di Internet, tramite posta elettronica.

In realtà, è certo comunque che SPAM è un acronimo: la fonte originale del nome potrebbe essere “Shoulder of Pork And haM” (“spalla di maiale e prosciutto”) o “SPiced hAM” (“prosciutto aromatizzato”) o ancora “Specially Processed Army Meat” (“carne per l’esercito fabbricata in modo speciale”) dal momento che, durante la seconda guerra mondiale, nell’ambito delle politiche di razionamento militare, lo SPAM era uno dei pochi cibi sempre disponibili. Da qui l’origine del termine “spam” per indicare un messaggio pubblicitario ricevuto tramite e-mail sempre presente, dietro l’angolo, insistente, ma indesiderato.

Oppure anche: «Specially Processed Assorted Meat» («carne mista fabbricata in modo speciale») per la versione light (si fa per dire…) che contiene carne sia di maiale, sia di pollo.

LO SKETCH
Sembra impossibile, ma c’è una relazione tra “carne” e “posta” (mail), vale a dire tra “MEAT” e “MAIL”. E c’è una scena dei Monty Python, ormai un classico nel Regno Unito. Tutti (britannici e finlandesi) cantano una canzone che ripete infinite volte le dubbie virtù dello SPAM, da cui il nesso. La cameriera (si fa per dire…) ripete SPAM decine di volte, leggendo il menu. Una coppia le fa da spalla e da ripetitore. Il ritornello, il coro e il vikingo tenore insistono:

 

«SPAM SPAM SPAM SPAM

SPAM SPAM SPAM SPAM

Lovely SPAM, wonderful SPAM!»

IL COMUNICATO UFFICIALE
Fin qui l’etimologia. Preoccupata dalla potenziale violazione del marchio registrato SPAM e dal possibile danno d’immagine connesso al legame con lo spiacevole fenomeno informatico, l’azienda Hormel è ricorsa in giudizio, arrivando ad un compromesso, bene in vista sul suo sito Web: «Non ci opponiamo all’uso di questo termine gergale per descrivere la posta commerciale non richiesta, ma ci opponiamo all’uso del nostro prodotto in associazione con questa parola. Inoltre, se il termine deve essere usato, deve essere scritto solo in lettere minuscole per distinguerlo dal nostro marchio registrato SPAM, che dovrebbe essere scritto solo in lettere maiuscole

IL BIZZARRO MERCHANDISING
La distinzione è fondata, ma viene da chiedersi se l’azienda non intenda sfruttare in qualche modo la celebrità causata dall’omonimia. Infatti navigando nel sito http://www.spam.com/, potremo vedere una lunga pagina dedicata alla vendita di oggetti col marchio «SPAM»: t-shirt, cappellini, intimo, giocattoli e gadgets contrassegnati dal dubbio gusto, incluso un costume da carnevale da… scatoletta di carne! Esiste anche una vera e propria comunità di SPAMmer «buoni» (da non confondere con gli spammer «cattivi» dell’e-mail).
Il prodotto fabbricato dalla Hormel Food Corporation fin dal 1973 è celebre perché entrò a far parte del rancho dei soldati statunitensi. Come si legge dal sito dell’azienda, le scatolette costituivano “l’ultima linea di difesa tra i soldati e la fame”.

DA CARNE A FASTIDIO

Se è una scatoletta di carne, come si è passati ad identificare con lo stesso termine la posta indesiderata? C’è un passaggio intermedio.

L’associazione tra carne e “fastidio”, “indesiderato” risale al citato sketch dei Monty Python

Lo sketch è probabilmente una denuncia alla politica di razionamento bellico della carne, ma l’ossessione con cui il termine SPAM viene ripetuto diventa sinonimo di fastidio e irritazione.

LA PRIMA E-MAIL in SPAM

Dal significato di “fastidio” alla “posta indesiderata” il passo è stato breve.

Il 12 aprile 1994 due avvocati di Phoenix, Canter e Siegel, inviarono un messaggio promozionale via e-mail a parecchi utenti, in relazione ad una lotteria per ottenere la green card. Non era la prima volta che messaggi di questo genere venivano inviati, ma la loro comunicazione fu la prima ad essere catalogata come spam. Il motivo?

Grazie all’aiuto di un programmatore, erano riusciti ad inviare il loro annuncio ad una newsgroup su USENET, una delle reti di server online più grandi al mondo. USENET è utilizzato da migliaia di utenti al mondo per scambiarsi e raccogliere articoli, news e post secondo determinate categorie e tematiche.

Gli utenti scelgono da soli quali feedback (in questo caso nel senso di “suggerimenti”) ricevere. Quel giorno però molti ricevettero il messaggio dei due avvocati e qualcuno, probabilmente fan del gruppo comico Monty Python, etichettò questo elemento fastidioso con la parola spam.
Forse… Oppure, più semplicemente, essendo la carne SPAM diffusa capillarmente, quando arrivarono i messaggi in modo intensivo e contemporaneamente, in breve tempo un tale metodo venne etichettato come SPAM. Avrebbe potuto essere “zecca”, oppure “hitch” (problema, intoppo), o anche RASH (eruzione pruriginosa).

 

Alois Walden Grassani

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