Perché NON amo i tornei di calcio​

Perché NON amo i tornei di calcio

Perché non amo i tornei di calcio,
perché non sono snob,
perché sono vero. 25 Giugno 2010

Un Facebook Friend, Cyrano de Bergerac, scrive una gustosa nota sui mondiali di calcio. Ad essa ne son seguite altre; qui ne riporto alcune (cito  l’Autore, solo quando è diverso da me).

Nel 2010 nessuno scende in piazza con ortaggi da lancio,
contro le manovre classiste di Tremonti…
(così scrive Polly Ruffo).

Alois Grassani: Mentre dico che la gioia di quell’improponibile di Bossi CONTRO la Nazionale Italiana di calcio va punita, come ultimo anello di una collana -sin qui- di reati, bugie e condanne (con il Sistema molle, nonché  connivente con Bossi ed Erlusconi), affermo ancora -e di più- la mia ostilità al mondiale e alle manifestazioni portatrici di oppio e anestesia sociale: includo nell’elenco i mondiali di calcio, gli europei di calcio, i campionati di calcio, le partite nazionali ed internazionali di calcio.
Affermo ancora e diffondo la mia ostilità a questo atteggiamento anestetizzante, diffuso da parte del mondo del potere: una volta erano gladiatori, ora sono calciatori.

Affermo ancora il non-apprezzamento nei confronti di tutta la gente e gli amici che perdono se stessi una volta ogni due anni, alla settimana, o anche ogni giorno, attaccati al televisore, al giornale sportivo di turno, dimenticandosi invece -per tutto il resto del tempo- di essere italiani e scordando la situazione dell’intero mondo, la cui macchia nera sta arrivando ovunque.

Sono poco ben disposto verso gli Stivalioti, perché si ricordano di essere italiani nei momenti meno importanti. E litigano su Pirlo, Lippi, come litigavano su Maldini figlio e Maldini padre, e ancora prima su Mazzola e Rivera. Ma la cosa va sempre peggio, sempre peggio, sempre peggio.
E gli ortaggi da lancio auspicati ed evocati da Polly Ruffo, conserviamoli per più nobile e saggia destinazione interna: la nostra cucina.

Anche perché è la situazione sociale generale che va sempre peggio.

Potremmo persino discutere di questa o quella scelta o mossa tattica, ma è proprio qui il punto: un tempo, arrivati ad una certa maturità, era ridicolo continuare a discutere di maglie e tattiche… Un tempo.
Oggi è ASSOLUTAMENTE TRAGICO !
Perciò, con tutta la simpatia per il Poeta, Uomo e Signore de Bergerac, penso sia meglio volger attenzione altrove, per non farsi trascinare ancora più in basso ed esser battuti dall’abilità dei figli di colei che è sempre incinta.

E al fin della licenza….io tocco.

*

Polly Ruffo così risponde…
Aloisius, ritengo siate troppo colto per offendervi ma, se mi consentite, la vostra posizione ha un che di snobistico. Nessuno di noi ammetterà mai in pubblico che sta godendo -come bonobo copulanti- dell’eliminazione della squadra nazionale più brutta della storia, guidata da un cittì così indisponente da far risultare simpatici persino Briatore, Costantino Vitagliano e Cicchitto. Soprattutto, nessuno ammetterà mai che un avanzamento sino alle semifinali, addirittura un successo finale, avrebbe creato un’ondata di patriottarda rettorica da panem et circenses paragonabile nemmeno a quella dell’Argentina di Videla e della Junta, ma a qualcosa di persino più orrorifico, ossia alla solitaria, solissima, claustrofobica “Giornata particolare” del personaggio di Marcello Mastroianni nel film di Scola.
Allo stesso modo, nessuno ammetterà mai che l’argomento non interessi, giacché tutti, anche fingendo, un occhio e persino due alle partite li lanciamo eccome, anche i più baldanzosi trotzkisti, anche i più severi azionisti valdesi.
Il calcio, che ci piaccia o meno, è metafora della vita. Il calcio in Italia, sin da quando quel personaggio da culto di Pertini lucrò alla stragrande dagli spalti del Bernabeu assurgendo non solo, ma anche per questo a gloria eterna, è metafora della politica. Metafora resa “scientifica” dall’autunno-inverno 1993-94 in poi.
Nessuno dimentichi mai cosa rispose il presidente del Milan, candidato nel maggioritario nel collegio di Roma Centro, al suo antagonista Luigi Spaventa, già ministro e docente universitario di certa qual levatura, ossia che egli non lo avrebbe mai affrontato in un pubblico dibattito perché “non aveva vinto tante Coppe dei Campioni quanto lui“.

*

Giusto per restare nel gioco e dare un senso al tutto, trascrivo la risposta in forbito colloquiare:
Degnissima Domina et Madonna Ruffus Polliensis, il Vostro argomentar m’è grato invero. Ma vogliate creder che quel che scrissi a lo Sire de Bergerac, dal core mi sgorgò ed è pura verità. Così vogliate seriamente coglier e ritener per vero, quel che a Lui e a Voi scrissi, con penna e foglio intero.
E gli è perciò (a verità aggiungersi può neppure un suono fioco), che a Voi mi inchino e questa volta, al fin della licenza, di certo… non tocco.

Polly Ruffo:
Mi inchino alla vostra galanteria, Messere. E constatando emozionata come per una volta non ci si ribatta addosso sì come minimalistissime fazioni di feisbucchisti in sempiterna lotta, apprezzo vieppiù sincerità, mai messa in dubbio, delle vostre argomentazioni, così come niuno mise in dubbio la condivisibilità delle istesse, aggiungendo il mio più vivo apprezzamento per la vostra rara signorilità.

*

Esco dalla macchina del tempo, a tutti auguro buongiorno (da iersera circa dieci ore son trascorse) e faccio meglio notare l’orrore …esemplare: “Nessuno dimentichi mai cosa rispose il presidente del Milan, candidato nel maggioritario nel collegio di Roma Centro, al suo antagonista Luigi Spaventa, già ministro e docente universitario di certa qual levatura, ossia che egli non lo avrebbe mai affrontato in un pubblico dibattito perché non aveva vinto tante Coppe dei Campioni quanto lui”.
Totò direbbe: “E’ qui che casca l’asino!” 

A proferìr tal vèrbo infàtti (cesellerebbe forbito Aloisius de Brixiense Landa), fu una delle persone più volgari del mondo degli arricchiti (allora, degli indebitati), portatore insano di ignoranza e tristezza ad un Paese intero: l’horridus Ilvio Erlusconi. Ed è proprio sulle sopra citate argomentazioni e su tale base di volontà d’ignoranza, di tale mescita d’oppio, di inconsapevolezza (in questo caso di BAUSCERIA lombarda della più bassa… lega) che ho argomentato la mia ostilità al mondo del calcio e ai mondiali di calcio.
Non dimentichiamo pure che più volte, muovendosi in quel modo, costui ha fatto (e spesso noi/Paese con lui) le più brutte figure da fumoso bar perduto. Ha litigato con lo stesso ex-portierone Zoff (tutte le cronache ne parlarono): come si dimise D’Alema (e NON DOVEVA, IL VENDUTO), così pure Zoff se ne andò, dandola ancora vinta all’ignoranza.

Ma voglio uscire dal riferimento e rammentarvi ancora che è indubbio che gli italiani si ricordano d’esser tali solo in occasione delle partite della nazionale: patetici, a fronte di un Pomigliano che va in FIAT a votare l’invotabile, col collo storto, presso l’occhio bovinobliquo di Marchionne (considerato da vivo e con tutto il rispetto dovuto ai defunti); o a fronte di un Bertinotti, un D’Alema, un Bossi, un Mastella, un Buttiglione che ben due volte consegnarono il Paese al Commissario Tecnico Erlusconi, noto utilizzatore finale di escort, minorenni, mafiosi, piduisti, ex-socialisti, ex-fascisti, ANCHE EX-LEGHISTI, ex-radicali (forse i peggiori, perché travestiti).
Ed in tali occasioni mondiali, calcistiche, gli Stivalioti si nutrono a piene ganasce del moderno oppio dei popoli.

L’anestesia culturale, politica e sociale è spesso passata attraverso il corpo degli sportivi: toccò a Bartali vincitore in Francia del ciclistico Tour, salvare l’Italia dal bisturi della rivoluzione. Ancora oggi, dopo trent’anni, Maradona serve ad apporre cloroformio alle menti dei napoletani, dei campani, che ogni giorno vedono peggiorare la loro situazione, in mano a dirigenza di mentalità camorrista (ricordiamo che ci riferiamo al 2010 – n.d.R.), talora (non infrequentemente) di fattualità e praticità camorrista, scivolando in un camorrismo sempre più incline (per fisiologia e opportunismo) a riconoscersi nella mano forte, nel polso di marmo del duce.

Perciò, con fermezza e gentilezza, rigetto le accuse di snobismo: così come le persone non sanno -per lo più- chi sia Bela Bartok, Luigi Nono, John Cage, così io (ex giovin calciatore che sa riconoscere un campione da come alza un sopracciglio), non so veramente chi siano Chiellini, Marchetti, De Rossi (vado a scelta sulla formazione). So chi sono Ringhio e Materazzi, grazie a Ficarra e Picone e per via della famosa testata data al cuore di Zidane.
Sono testimone a me stesso e faccio alterare parenti e amici: normalmente, mentre ci sono le partite mondiali dell’Italia, percorro autostrade deserte, rapino banche e supermercati, arrivo a destinazione carico di refurtive a 300 all’ora sotto gli occhi della polizia ipnotizzata. Una volta mi fermarono, ma mi rilasciarono in fretta per il mio nobile e…. snobistico aspetto (qui Madama Polliensis, in punta di spada, leggermente… tocco): l’Italia doveva “tirare” (…) una serie di rigori e io serenamente …..”tirai dritto“, sfilando libretto e patente dalle mani dell’ufficiale ipnotizzato dal piede del principe azzurrino di turno, che si adoprò a… tirar -fuori dalla porta-  storto.

Perciò, con tutta la simpatia per il Poeta, Uomo e Signore de Bercerac, rinnovo l’invito: meglio volgere altrove il guardo, per non farsi trascinare ancora più in basso ed esser battuti dall’abilità dei figli di colei che è sempre incinta, spesso di parto plurigemellare (con ciò vuolsi dir… la madre degli imbecilli).

Perciò stupisco e ristupisco di trovare un sinistro amico (politicamente parlando), che appoggia la causa di Cyrano e quindi -per effetto- mi contrasta: me che con questa lunga perorazione dico almeno ai carbonari: svegliatevi!!! Non perderete la vita, se perderete una partita: tanto a perderla ci pensano già… gli azzurri. E a farla perdere all’intero Paese, già ci pensano altri azzurri, altri falsi rossi, altri ex-neri, altri nuovi e vecchi verdi.

E così diversi amici rispondevano a…
“Perché non amo i tornei di calcio”. 

Roberto Brumat Umberto Bossi (lo straniero) aveva proprio ragione: l’Italia ha comperato la partita…

Alois Grassani: Più zen di così !!!!
Ancora una volta, l’intelligenza, l’acume di Bossi si sono esplicitati…

Gabri Corso: Messere, ritengo siate davvero troppo colto per offendervi……. lei ha toccato ed ha toccato in pieno! Grazie Alois.

Roby Reali: ahhahaha! simpaticissima diatriba letteraria… Purtroppo non posso partecipare perché  effettivamente di questo mondiale in particolare.. non me ne po’ fregà de meno! tra disoccupazione, scioperi, studio, lavoro, cure mediche ecc.. non c’è spazio né tempo. Anche se bisogna tendere l’orecchio per misurare le manovre nazionalpopolari in atto, poi chi ne capisce qualcosa sa perché di numeri si tratta!

Francesco De Crescenzo: Temere il calcio a tal punto da considerarlo responsabile del basso livello culturale e dell’incapacità di riflettere sui veri problemi da risolvere da parte degli italiani o dei napoletani, mi sembra il miglior modo per ingigantirlo e dare ad esso molta più importanza di quanto non facciano gli stessi tifosi! Non so, ma mi sembra che questa “calciofobia” che va diffondendosi non sia meno peggio della calciomania. Se desiderate che questo sport non esista, fareste meglio – credo – a non parlarne affatto, altrimenti è comunque una pubblicità!

Alois Grassani: Lo sport DEVE esistere, in quanto formativo e costruttivo: bisogna invece rendersi conto delle malattie come quelle di Bossi da un lato (malattia perniciosa perchè maligna e distruttiva) e del popolo oppiomane dall’altro (malattia distruttiva simil-alzheimer), complice il governo che utilizza lo sport come anestetizzante (assieme ad altri ingredienti, come il gossip, lo spettacolo, una pessima televisione.
Lo sport è tutt’altra cosa.
Buonanotte amico mio!

Liliana Vozzella in medio stat virtus! basta esserne consapevoli !!!

Alois Grassani: E’ proprio la consapevolezza l’obiettivo che il Sistema vuol abbattere (e ve n’è poca davvero) e comunque da anestetizzare. E’ lì il punto!

A cura di Alois Walden Grassani

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