MORTE al MERCATO

MORTE al MERCATO: del LAVORO…

I cavatori. Oggi si usano macchine moderne, ma i cavatori e il loro teatro di lavoro ci fanno entrare nell’epoca di Michelangelo, ma anche nel mondo di almeno 2000 anni fa. Anche allora si lavorava il marmo per i nobili, i ricchi, anche allora si moriva in cava.
Massa e Carrara: due città, due sindaci. Nove morti di cava in dieci anni, 1258 incidenti ed infortuni, anche gravi.
Abbiamo sfogliato giornali pieni di grinze, di orecchie: spesso sono più veri di certe postazioni sul web. Ma in questo caso, no: il tempo sembra essersi fermato alle notizie di due anni fa, quando Federico Benedetti e Roberto Ricci Antonioli sono stati protagonisti di immagini, fotografie, telegiornali che si sono consumati ed ingialliti nel tempo.
Trenta metri di montagna, duemila tonnellate di roccia hanno lanciato il loro urlo mortale. Erano in tre: due sono usciti all’aperto subito prima, scendendo dalla enorme macchina tagliaroccia. Sono usciti giusto in tempo per essere travolti, scomparendo nella bocca rovesciata di marmo: Federico e Roberto, di 48 e 55 anni. Un terzo è rimasto appeso in sicurezza. Colto da malore è stato recuperato con un elicottero. Il figlio di Federico era assente per essersi sentito un po’ male in prima mattinata: ha chiesto di assentarsi ed ha inconsapevolmente salvato i suoi 20anni. Un quarto operaio è stato pure colto da malore.
Si sono mossi i sindaci, i sindacati, il vescovo. E migliaia di persone hanno presenziato commosse alle esequie. Ne hanno parlato giornali e telegiornali. Ma tutto questo sembra essere diventato tradizione. Praticamente un morto all’anno e 1 incidente a giorni alterni. E nei dintorni c’è chi dice di aver sentito un’esplosione di mina, nei giorni precedenti la tragedia. Ma nessuno azzarda collegamenti.

Intanto sono passati 2 anni e vien certamente da porsi più di una domanda: vi sono state inchieste tecnico/legali? Quali sono state le risultanze? Perché tutto cade nel buio e nel silenzio? I sindacati abbaiano, ma non sembra che mordano. Sostanzialmente, il lavoro viene sempre prima della vita e della salute. L’importante è il lavoro, l’importante è che vi siano assicurazione e risarcimento: avviene in cava, avviene nel cinema, così come in miniera, in chimica, in agricoltura, nelle imprese di pulizia. Così l’incidente diventa routine e non caso eccezionale, imprevedibile. “La sicurezza innanzitutto, la salute prima di ogni cosa”. Questo il proclama di sindaci, sindacati, presidenti, governatori: proclama scritto, gridato, letto. Poi viene la sera e poi un’altra giornata utile ad un primo, rapido intiepidir di ricordi. E il giorno dopo ancora… un altro incidente… ma NON LONTANO: nella stessa cava. E dobbiamo pensare che così sia nelle altre cave, miniere e in tanti tipi di lavoro!
Abbiamo scavato anche noi. A fatica pure noi abbiamo trovato feriti e morti. A Maggio di quest’anno, Luciano Pampana muore travolto da pala meccanica in cava a Carrara. E nelle tante cave di zona, tanti incidenti. Che ne è di tutto questo? Piccole voci locali, parrocchiali, ma Sostanziale Silenzio Stampa, richiesto da quella titolazione INESISTENTE, che NON significa niente, che è “MERCATO del LAVORO”.

Redazionale Zoomin’

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