I DOLORI del GIOVANE PONTE

I DOLORI del GIOVANE PONTE

A ogni pie’ sospinto crolla un ponte, esonda un fiume, si apre una strada, come una buccia di banana. Ad ogni refolo di governo si riprende però a parlare di faraoniche opere, bocconcino goloso per le mafie sempre più  globalizzate e digitalizzate. E periodicamente la bussola del resoconto si svuota e ci richiama alla realtà. E’ di quest’anno il micidiale tonfo del ponte di Genova. Un ponte che ha sempre fatto parlare di sé: trionfo, genialità o un tonfo ed un fallimento preannunciato?

Chi abita a Genova, conosceva e conosce bene il ponte Morandi. Era un ponte dell’A10, ci si passava sopra per andare a ponente, per andare e venire dal mare, o dall’aeroporto.

Era lungo 1.200 metri, alto 45, ma i piloni arrivano a 90. I genovesi ci si erano abituati. Gli stranieri si fermavano per ammirare l’”americanata”, magari per scattare qualche fotografia.

Lo ha progettato negli anni ’60 Riccardo Morandi, ingegnere  famoso per le sue strutture di cemento armato in Libia e in Venezuela, ma anche altrove in Italia e all’estero.

Si erano sollevate critiche, dubbi e allarmi. Più voci autorevoli dicevano fosse una specie di fallimento ingegneristico: “è bello, ma costa troppo mantenerlo, e vent’anni dopo la costruzione ci hanno dovuto aggiungere dei cavi per tenerlo in piedi”. E ancora: “fanno prima a ricostruirlo che a starci dietro”. Insomma, si arriva a dire che questo Morandi “mi sa che ha fatto qualche casino”.

Oggi non c’è più spazio per tutto questo.

Oggi il ponte è crollato, finito. E promette di continuare a crollare. Sotto di esso, hanno finito la loro avventura, diversi palazzi imprudentemente costruiti da imprudenti ingegneri e politici, amministratori e architetti. E con loro, sono finite e crollate decine di vite. Centinaia di persone porteranno il segno sui loro corpi e nelle loro menti. E -guarda caso- si parla anche di amianto.

Centinaia di famiglie piangeranno invano per sempre. Migliaia di concittadini, milioni di italiani e di umani resteranno segnati per sempre. E purtroppo sembra esservi una certezza: tutto questo, una tanta disgrazia -prevista e persino calcolata- sembra destinata a non lasciare un insegnamento per il futuro: passate poche ore dal crollo, già si sentiva dire che i viadotti sono necessari. E basta. Ripensamenti, lezioni, cambiamenti universitari e sindacali, operativi e corporativi non sono previsti. E allora, le disgrazie lo saranno sempre: previste e prevedibili.

Alois Walden Grassani

Infografica: Ecco com’era il ponte di Genova prima del crollo  – Gazzetta di Parma

 

Genova è una città che adoro e alla quale sono legata, anche perché una parte dei miei ricordi e dei miei affetti è lì. La prima volta che la vidi, ero appena entrata nell’adolescenza! Mia zia si sposava “col genovese” e tutta la famiglia partecipò all’evento! Ricordo ancora il nonno dei miei cugini, che sarebbero nati di lì a poco, farmi da cicerone per la città: ogni chiesa, ogni monumento, ogni strada e stradetta mi fu meticolosamente raccontata con la passione e l’amore che non immaginavo si potesse provare per il proprio luogo nativo. Ricordo la loro nonna, che mi insegnò i segreti del pesto e della maestria necessaria per serbare ed amalgamare elementi semplici, ma ricchi di sapore e profumo, quei profumi che mi riempivano anche il cuore mentre guardavo i gradoni con quella verde coltivazione preziosa, accarezzata dalla brezza marina! Non saprei dire come arrivai in quel posto fantastico, a quei tempi. Ma la Genova nei ricordi di allora è circondata dalla meraviglia, dalla bellezza e dagli odori. In seguito, ormai giovane donna, tornai perché un genovese, incontrato ad Urbino la sera del 14 agosto di un tempo lontano, aveva rubato il mio cuore. Di quei tempi ricordo la strada per arrivarci e le tante volte che l’ho attraversata passando per i suoi viadotti, e ogni volta avevo l’impressione che aumentassero assieme al brulicare dei palazzi che mi sembrava rubassero spicchi di colline, mentre avevo l’impressione, che strade sempre più improbabili, l’incoronassero! Ora che sono anni che non vado a Genova, il mio cuore sobbalza alle notizie di disastri che la feriscono… un sospiro di sollievo al cenno di riscontro dei miei cugini! Ieri poco prima di mezzogiorno crolla il viadotto Morandi sulle case e sui capannoni circostanti, l’odore di d’incuria e di morte avrà coperto ormai il profumo inebriante del tenero basilico…

  Katia Bellillo

Genova e Liguria: terre che generano grandi particolarità, esseri, creature, suoni, frequenze. Poi arriva qualcosa/qualcuno e ….

Le mie sono due righe semplici semplici: una piccola istantanea. Certo è che vorremmo parlare di Genova e Liguria per ben altro che le prevedibili disgrazie. 

A. W. G.

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