Emergenza Levrieri

Un mondo controverso, fatto di scommesse eccitate tra campi di periferia e animali condannati alla prigione della velocità. Questa è la storia dei levrieri, sfruttati per le corse, maltrattati ed infine soppressi. In vari Paesi, circa centomila esemplari uccisi ogni anno, ma sono dati ufficiosi perché nessuno ha interesse ad avere una contabilità precisa. Una strage silenziosa, che si consuma giorno dopo giorno.

I Greyhounds (termine inglese che indica i levrieri) sono impiegati in Inghilterra, Irlanda, Spagna ed anche in altri paesi anglosassoni, per correre nei cinodromi ed essere oggetto di scommesse. In questi Paesi le corse commerciali di cani sono molto radicate e costituiscono un’importante fonte di reddito e svago. Il greyhound da corsa nasce in apposite “farm” in Irlanda; una femmina solitamente partorisce 8 – 11 cuccioli, di questi forse 1 o 2 sopravvivono fino a 2 – 3 anni. A 12 – 15 mesi vengono scartati i cani che non hanno interesse alla corsa, o che sono troppo lenti. Naturalmente, questo significa che vengono soppressi. I “fortunati” sono venduti a privati o associazioni di proprietari che li fanno correre nei cinodromi. 

Deprivati del gioco, dopati, allenati in maniera ossessiva, passano gran parte del loro tempo in gabbia, spesso con la museruola.

La vita di questi cani è molto triste: spesso tenuti in buche o casupole in grande numero, allenati correndo legati a un quad, nutriti con pane secco. Quando il cane si fa male o diventa troppo lento, viene ucciso: fra i metodi più usati c’è l’impiccagione (la cosiddetta “tecnica del pianista”, con le zampe dell’animale che toccano il terreno così che possa morire in modo lento e doloroso), la rottura delle zampe anteriori, la morte per stenti, l’abbandono o, per i più fortunati, la fucilata o la bastonata in testa. Si parla di 30.000 cani in un anno, nella sola Irlanda.

Le cose non vanno meglio in Spagna. I Galgos sono i bellissimi levrieri spagnoli: un po’ più piccoli e leggeri dei greyhounds, ma anche loro velocissimi ed utilizzati per la caccia alla lepre. Anch’essi non vengono considerati cani, ma macchine da utilizzare per divertimento.

Gli orrori sulla sorte di questi disgraziati sono molteplici: gettati vivi nei pozzi, impiccati, trascinati dalle auto, abbandonati nelle campagne con le zampe appositamente rotte.

Nel mondo asiatico troviamo invece il cinodromo di Macao, dove ogni anno vengono uccisi quasi tutti i 400 cani impiegati, provenienti dall’Australia.

In Italia, in seguito al divieto delle corse di levrieri entrato in vigore nel 2002 e conseguente chiusura dei cinodromi in tutto il Paese, solo negli ultimi 15 anni sono nate decine di associazioni contro questa barbarie. Questa la missione delle associazioni italiane, come Pet Levrieri Onlus e GACI (Greyhound Adopt Center Italy): da un lato il recupero, o salvataggio, dei levrieri direttamente sul posto, dall’altro la sensibilizzazione.

I volontari partono alla volta della Spagna o del Regno Unito, recuperano gli animali salvati da strutture del posto e li portano in Italia dove cercano per loro una famiglia, restituendogli amore e dignità. Si stima che ogni anno circa un migliaio di levrieri venga adottato attraverso questa preziosa rete di volontari sparsa in Europa e un po’ ovunque in Italia.

Siamo contrari alla caccia e all’industria delle corse e riteniamo che non sia sufficiente far adottare i levrieri. E’ indispensabile denunciare in maniera inflessibile la loro condizione. Occorre porre fine alle corse per fini di lucro e alla caccia con i levrieri, nonché ottenere leggi di tutela e di riconoscimento dei levrieri come animali d’affezione. Soltanto così si potrà porre fine al massacro che si perpetra ogni anno sotto i nostri occhi”.

 

A cura di Ester Giamberini

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