Donna e Violenza: due parole che troppo spesso troviamo vicine, “a braccetto”, come una coppia di fatto. Ormai è quasi un’abitudine, un luogo comune, non ci scandalizza neanche più di tanto. La storia e la tradizione ci hanno insegnato questo dualismo, o meglio la sua legittimazione: basti pensare che nel sistema giuridico italiano il delitto d’onore è stato abrogato solo nel 1981. Pratiche come la mutilazione dei genitali femminili, i matrimoni di spose bambine, il commercio delle schiave del sesso, non sono miti o usanze di altre epoche e civiltà, ma realtà quotidiana del nostro mondo, delle nostre città, della nostra vita.
Spesso non ce ne accorgiamo, o non vogliamo farlo, e chiudiamo gli occhi e la mente davanti a una ragazzina nigeriana che incontriamo per strada ad un distributore di benzina alle 02:00 di notte, davanti al volto troppo truccato di un’amica, davanti all’ennesimo articolo di giornale che parla di stupro. Ma donna e violenza non sono due parole conseguenti, non sono complementari, non sono un binomio scontato. E non devono diventarlo.
Oggi, dunque, parliamo di femminicidio.