Nicolò Machiavelli, il Re delle Parole

NICOLO’ MACHIAVELLI, il RE DELLE PAROLE

Nicolò (o Niccolò?) Machiavelli (o Macchiavelli?), nasce a Firenze, il 3 di Maggio, 553 anni or sono, sotto il segno del genio e del punto interrogativo.

Come definirlo? Sicuramente, un solo aggettivo non riesce a descrivere questo grande Pensatore Rinascimentale. Sono necessari più termini: storico, filosofo, scrittore, drammaturgo, ma anche politico. È noto come fondatore della scienza politica moderna, i cui principi base emergono dalla sua opera più famosa, “Il Principe”. Come drammaturgo, “La Mandragola” rimane una delle migliori commedie italiane rinascimentali. Sospettato di aver partecipato alla congiura repubblicana ordita da Agostino Capponi e Pietro Paolo Boscoli, nel 1513 fu arrestato e sottoposto al tormento della fune.

Provato anche dalle conseguenze di torsioni, sollevamenti e improvvisi rilasci (tutte tecniche utilizzate nella tortura) Machiavelli si ritirò quindi nel podere dell’Albergaccio, a Sant’Andrea in Percussina, dove si spense nel 1527, a 68 anni. 

Secondo la leggenda, poco prima di morire, narrò di aver visto in sogno le distinte schiere dei poveri straccioni, destinati al paradiso; e quelle degli antichi sapienti, destinati all’inferno, fra cui Plutarco e Tacito. E confessò che a questi, non a quelli, avrebbe voluto accompagnarsi, per continuare in eterno i colloqui goduti nelle sere dell’Albergaccio. 

Personaggio controverso, oggi il nome di Machiavelli è diventato sinonimo di cinismo e spregiudicatezza politica. Per “machiavellico” usualmente si legge e intende: “usato per connotare modi di pensare e di agire astuti e subdoli, o persone prive di scrupoli”. Perché il fiorentino Niccolò di Bernardo dei Machiavelli è stato stigmatizzato così nella storia? Forse per il suo stile schietto e diretto? O, forse, per la troppo frettolosa interpretazione del suo pensiero politico?

Ai posteri tocca l’ardua sentenza. Noi, semplicemente riflettiamo silenziosamente, riportando una delle sue frasi più celebri:

«L’offesa che si fa all’uomo, dev’esser tanto grande, da non temere la vendetta».

A cura di Ester Giamberini

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