Provato anche dalle conseguenze di torsioni, sollevamenti e improvvisi rilasci (tutte tecniche utilizzate nella tortura) Machiavelli si ritirò quindi nel podere dell’Albergaccio, a Sant’Andrea in Percussina, dove si spense nel 1527, a 68 anni.
Secondo la leggenda, poco prima di morire, narrò di aver visto in sogno le distinte schiere dei poveri straccioni, destinati al paradiso; e quelle degli antichi sapienti, destinati all’inferno, fra cui Plutarco e Tacito. E confessò che a questi, non a quelli, avrebbe voluto accompagnarsi, per continuare in eterno i colloqui goduti nelle sere dell’Albergaccio.
Personaggio controverso, oggi il nome di Machiavelli è diventato sinonimo di cinismo e spregiudicatezza politica. Per “machiavellico” usualmente si legge e intende: “usato per connotare modi di pensare e di agire astuti e subdoli, o persone prive di scrupoli”. Perché il fiorentino Niccolò di Bernardo dei Machiavelli è stato stigmatizzato così nella storia? Forse per il suo stile schietto e diretto? O, forse, per la troppo frettolosa interpretazione del suo pensiero politico?
Ai posteri tocca l’ardua sentenza. Noi, semplicemente riflettiamo silenziosamente, riportando una delle sue frasi più celebri:
«L’offesa che si fa all’uomo, dev’esser tanto grande, da non temere la vendetta».