Congo, Parco Nazionale Virunga.
Da mesi si è intensificata una battaglia all’ultimo sangue: vede protagonisti i rangers del parco e i gruppi armati ormai specializzati in imboscate senza quartiere. Oggetto del contendere, gli oltre 400 gorilla di montagna che vivono nell’habitat naturale , patrimonio universale dell’UNESCO. Essi costituiscono circa la metà della popolazione di gorilla del genere, esistenti nell’intero mondo.
Solo recentemente, sono stati ben sei i rangers ed aiutanti uccisi dai bracconieri, ma anche dai guerriglieri, miliziani presenti nelle zone di confine con Uganda e Ruanda.
La situazione è estremamente caotica: i bracconieri puntano ai gorilla, i guerriglieri si finanziano invece con il prezioso legname, con l’estrazione dell’oro, la produzione di carbone derivato da legna, metodo ben diffuso in tutto il mondo almeno sino al 1970.
Il Parco Virunga divenne famoso dopo il film “Gorilla nella nebbia”, che racconta la storia dell’ambientalista Diane Fossey, uccisa dai bracconieri proprio a causa della sua opera di protezione dei gorilla.
Da anni, nel Parco vige il pericolo, il terrore ed una vera e propria strage di rangers, funzionari, addetti, guidatori di jeep: 175 gli assassinati negli ultimi venti anni.
«Virunga ha perso uomini straordinariamente coraggiosi che erano profondamente impegnati a lavorare al servizio delle loro comunità», ha detto Emmanuel De Merode, direttore del parco . Lui stesso venne ferito in un attentato due anni fa. «È inaccettabile che i ranger di Virunga continuino a pagare il prezzo più alto in difesa del nostro patrimonio comune». Per la cronaca, nel 2017 ben 197 ambientalisti sono stati uccisi in tutto il mondo; di questi, il 60% è caduto in America Latina.